#GED2022: fiere in presenza prime alleate del made in Italy
Le fiere moltiplicano gli affari: chi le sceglie per promuovere la propria impresa e i suoi prodotti cresce di quasi il 13% in più rispetto ai competitor. Lo conferma lo studio Prometeia di Aefi (Associazione esposizioni fiere italiane), presentato oggi a Roma in occasione della 7ª Giornata mondiale delle fiere, organizzata da Ufi-Associazione mondiale dell’industria fieristica.
La ricerca prende in considerazione un campione di 25mila aziende italiane che fra il 2012 e il 2019 hanno creduto nel sistema fieristico nazionale, vedendo aumentare di 12,6 punti le vendite, con 0,7 punti di marginalità lorda (Ebitda) in più, in confronto a chi ha scelto di non investire nella partecipazione ad una rassegna.
L’analisi confronta anche le performance delle imprese nelle varie filiere produttive. Il quadro che emerge è che l’agroalimentare, presidiato da Veronafiere con Vinitaly, Fieragricola e Sol&Agrifood, riceve il ‘premio’ maggiore in termini di extra-crescita (+20,5%). Bene anche i settori produttori di beni intermedi che registrano benefici superiori alla media (+14,4%), rappresentati in questo caso da fiere come Marmomac e Samoter, organizzate sempre a Verona.
«Le fiere si confermano uno strumento imprescindibile di politica industriale per la ripartenza delle nostre economie nazionali e dei territori – commenta Federico Bricolo, presidente di Veronafiere –. Veronafiere è stato il primo quartiere fieristico italiano a riaprire in sicurezza a giugno 2021, dopo un lockdown di 15 mesi a causa del Covid. Da allora ci siamo fortemente impegnati per riconnettere le community e i mercati delle filiere industriali che rappresentiamo, con l’obiettivo di ricostruire al più presto la catena del valore spezzata dalla pandemia. Consolidamento, crescita, innovazione rinnovamento sono le linee guida della nostra operatività in questa fase».
L’industria fieristica italiana, quarta al mondo e secondo in Europa, dopo quella tedesca, ha un valore della produzione di 1,4 miliardi di euro, con 3.700 addetti diretti, 200 manifestazioni internazionali e 220 nazionali organizzate ogni anno che attraggono 12,6 milioni di visitatori.
Si tratta di un comparto che genera un indotto sui territori – tra servizi, trasporti e ospitalità e salari – quantificabile in 22,5 miliardi di euro l’anno di produzione, per un valore aggiunto stimato in 10,6 miliardi di euro, pari allo 0,7% del Pil.
Le fiere operano quindi con un moltiplicatore di 2,4: ogni euro di valore aggiunto generato direttamente da espositori, organizzatori e visitatori, ne produce altri 1.4 nell’economia nazionale. E riguardo all’occupazione, gli effetti sono solo leggermente inferiori, con ogni posto di lavoro diretto del sistema a sostenerne altri 1.1 in Italia.